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LA CHIESA DI DIO

S. Stefano d'Ungheria   16/8/2024

 

Santo Stefano di Ungheria Re

Memoria Facoltativa

Esztergom (Ungheria), ca. 969 - Buda (attuale Budapest), 15 agosto 1038

Di nobilissima famiglia, e gli ricevette da bambino una profonda educazione cristiana. Consacrato re d'Ungheria nella notte di Natale dell'anno mille con il titolo di "re apostolico", organizzò non solo la vita politica del suo popolo, riunendo le 39 contee in unico regno, ma anche quella religiosa gettando le fondamenta di una solida cultura cristiana. Egli divise il territorio in diocesi, eresse chiese monasteri, fra cui quello famoso di San Martino di Pannonhalma, ed appoggiò il clero servendosi come collaboratori di Benedettini di Cluny. Aveva sposato una principessa, Gisella di Baviera, che lo sostenne nella sua opera e che alla sua morte si richiuse nel monastero benedettino di Passau.

Etimologia: Stefano = corona, incoronato, dal greco

Martirologio Romano: Santo Stefano, re d’Ungheria, che, rigenerato nel battesimo e ricevuta da papa Silvestro II la corona del regno, si adoperò per propagare la fede cristiana tra gli Ungheresi: riordinò la Chiesa nel suo regno, la arricchì di beni e di monasteri, fu giusto e pacifico nel governare i sudditi, finché a Székesfehérvár in Ungheria, nel giorno dell’Assunzione, la sua anima salì in cielo.
(15 agosto: A Székesfehérvár in Pannonia, nell’odierna Ungheria, anniversario della morte di santo Stefano, re di Ungheria, la cui memoria si celebra domani).

Santo Stefano di Ungheria

Padre e figlio battezzati insieme: sono Geza, principe dei Magiari, e suo figlio Vaik, che prende il nome di Stefano; l’anno è il 973/974. Ancora pochi decenni prima, i Magiari o Ungari atterrivano l’Europa con le loro micidiali spedizioni di preda, troncate poi nel 955, con una strage, dal futuro imperatore Ottone I di Sassonia. Geza avvia un’opera di enorme difficoltà: radicare nella terra questo popolo che vi era stato sempre attendato; sostituire la tenda con la casa, il lavoro nelle terre proprie al saccheggio di quelle altrui. Morto lui, tocca a Stefano l’impresa di dare agli Ungari uno Stato con indipendenza garantita. Qui è fondamentale l’aiuto di Silvestro II, il papa dell’anno Mille, che si fa patrono dell’Ungheria con un segno chiarissimo: manda a Stefano da Roma la corona regia, insieme al titolo di “re apostolico” (che durerà fino alla caduta dell’Impero austroungarico, nel 1918).
L’opera di Stefano richiederebbe lo sforzo di generazioni: è duro sostituire il nomadismo con la stabilità. Il re deve inventare un’amministrazione dello Stato, e si ispira al modello occidentale dei “comitati” o contee; sviluppa ancora l’opera di suo padre per la diffusione del cristianesimo, creando subito una struttura di vescovadi e di monasteri (questi, con la regola di Cluny) e tenendo d’occhio personalmente la disciplina del clero. Buoni successi ottengono i missionari cechi, molto popolari (sono compatrioti del grande Adalberto di Praga, che ha dato la cresima a Stefano). Stefano si rivela un sovrano avanzato per il suo tempo anche con le Admonitiones, che sono un apprezzato vademecum del buongoverno.
Ma deve fare i conti con resistenze durissime alla sua legislazione e al suo sforzo per una cristianizzazione rapida. Ha contro di sé anche alcuni parenti, che aspettano soltanto la sua morte per ribellarsi. E Stefano non ha un erede diretto, perché il suo unico figlio, Emerico, è morto in giovanissima età.
Morendo, designa allora a succedergli un mezzo italiano, suo nipote dal lato materno: Pietro Orseolo, figlio del doge veneziano Pietro II. Il nuovo Stato ungherese c’è, e fra gli alti e bassi della storia vedrà compiersi il suo primo millennio. Ma alla morte di Stefano incomincia una stagione torbida, per motivi politici e per motivi religiosi. Il nuovo re Pietro Orseolo, poco dopo la proclamazione, viene già spodestato. Recupera poi il trono con l’aiuto tedesco, e infine nel 1046, ancora sconfitto, sarà accecato e ucciso. Le lotte continuano in varie parti del Paese, anche con l’uccisione di missionari cristiani, tra cui quella di san Gerardo e dei suoi compagni. Ma al ritorno della tranquillità il cristianesimo è già profondamente radicato in gran parte del Paese. Nell’anno 1083 (nel giorno in cui si festeggia l’Assunta da lui venerata), re Stefano viene canonizzato insieme al figlio Emerico.


Autore:
Domenico Agasso