Un proverbio popolare dice: " Povero come San Quintino, che suonava a Messa con i tegoli del tetto ". Il detto, efficacissimo e colorito, rappresenta bene una estrema, eppur serena povertà; ma fa pensare a San Quintino nelle vesti di prete, anzi di parroco, dandocene una immagine che mal corrisponde alla figura del Santo che la Chiesa festeggia l'ultimo giorno di ottobre, e che fu missionario in Gallia, nei primissimi secoli cristiani. E' vero che, per quanto sia il più celebre, egli non è l'unico Santo di questo nome. Un altro è festeggiato il 4 di questo stesso mese, ma neanche la sua figura corrisponde a quella di un povero prete che suoni i tegoli del tetto invece delle campane, forse perché le campane si incominciarono a fondere, nel " bronzo campano " di Nola, soltanto dopo il IV secolo. Anche questo San Quintino fu francese, di Tours, e sarebbe stato al servizio di un nobile della Turingia, di nome Gontrano. La moglie di questo ultimo si sarebbe invaghita follemente del servitore, e invano avrebbe tentato di sedurlo. Delusa nelle sue voglie, ordì una crudele vendetta e, incaricato Quintino di portare i cavalli al fiume per l'abbeverata, ordinò agli altri servi di decapitarlo. La sua testa fu gettata in una fontana, che divenne miracolosa, testimoniando la santità del casto servitore. E l'ignoto biografo del Santo, dopo aver narrato la sua storia, molto simile a quella biblica di Giuseppe Ebreo, inutilmente tentato e velenosamente calunniato dalla lasciva moglie di Putifarre, esce a questo punto in una aspra invettiva contro le donne malvagie, che noi però non riporteremo, per non dispiacere alle gentili lettrici. Il San Quintino di oggi, vien detto romano di nascita, e sarebbe giunto in Gallia al seguito di San Luciano di Beauvais. Dopo aver evangelizzato alcune regioni del Nord-Est, avrebbe posto il centro della sua predicazione ad Ambianus, cioè ad Amiens. Qui anch'egli cadde vittima, non di una donna, ma dei celebre e leggendario persecutore francese Riziovaro, prefetto militare sotto Massimiano Imperatore, cioè agli inizi dei III secolo. In mancanza di notizie precise sulla passione di questo celebre Martire francese, leggiamo quanto dice lacopo da Varagine nella sua Legenda Aurea: " Quintino, facendo molti miracoli, per comandamento di Massimiano Imperatore fu preso dal prefetto di Roma, e battuto tanto che i battitori vennero meno ne le battiture, poscia messo in prigione. Ma l'angelo di Dio sciolse i legami de la prigione, e andoe nel miluogo de la città, e predicava al popolo. Onde preso poi un'altra volta, e disteso alla colla infino a la rottura de le vene, battuto ancora co' nerbi crudi durissimamente, sostenne l'olio e la pece 'l grasso boglientissimo; e faccendosi scherno del prefetto, adirato il prefetto gittogli in bocca la calcina e l'aceto e la senape ". Dopo questi e altri raffinatissimi tormenti, Quintino fu decapitato e il suo corpo gettato nel fiume. Per cinquantacinque anni non se ne seppe più nulla, finché a Vermand, sulla Somme, una " gentile dama romana " non ritrovò e riconobbe nelle acque il corpo del Santo. Anche a Vermand, il corpo del Martire, nel corso dei secoli, venne smarrito, e fu ritrovato, nel VII secolo, da Sant'Eligio, il celebre orafo francese, che modellò una preziosa teca dove furon riposte le reliquie del Santo, il cui culto, da allora, si diffuse sempre di più, tanto che anche la città di Vermand prese il nome del Santo, e si chiamò, e ancora si chiama, Saint Quentin. La città di Saint-Quentin è anche famosa per un avvenimento storico di grande importanza: la battaglia tra gli eserciti francese e spagnolo, che vi si scontrarono nel 1557. A San Quintino si concluse la decennale lotta per l'egemonia in Europa, prima tra Carlo V e Francesco I, poi tra Filippo Il ed Enrico 11.L'esercito vincitore a San Quintino, quello di Filippo 11, era comandato, come si ricorderà, da un condottiero italiano, Emanuele Filiberto, il quale, mentre gli Spagnoli assumevano il dominio dell'Italia, ebbe come ricompensa il territorio della Savoia, di cui fu primo Duca.
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