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LA CHIESA DI DIO

S. Petronio   6/9/2025

 

San Petronio
vescovo cattolico (dal 431 al 450 ca.), è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e patrono di Bologna

San Petronio

Il personaggio storico
Petronio è attestato in forma documentata come ottavo vescovo di Bologna nell'Elenco Renano, un'antica lista dei vescovi bolognesi pervenutoci in copia trecentesca ma da considerarsi assolutamente attendibile. In base a considerazioni storiche, il suo episcopato va collocato tra il 431 e il 449 (o 450). La reale esistenza del personaggio è suffragata da due testimonianze a lui coeve: Eucherio di Lione lo cita in una lettera come esempio di persona che aveva abbandonato una posizione sociale molto elevata per entrare nell'ordine sacerdotale; Gennadio di Marsiglia descrive Petronio, vescovo di Bologna, uomo di santa vita ed esercitato fin dall'adolescenza negli studi dei monaci, e ricorda sotto il suo nome il trattato De ordinatione episcopi pieno di ratione (razionalità) e di humanitate (cultura), forse da attribuire all'omonimo genitore, un Petronio che si sapeva uomo erudito e che svolgeva il ruolo di prefetto del pretorio in Gallia (402-408). Da questo si possono dedurre poche considerazioni biografiche: Petronio doveva appartenere ad una famiglia senatoria (non si può escludere un legame con Bologna dove una gens Petronia è conosciuta nel II sec. d.C.); crebbe nella Gallia romana e in gioventù coltivò studi monastici, verosimilmente nell'ambito del monastero di Lerins; lasciò le prospettive di carriera politica e amministrativa che gli potevano competere per appartenenza sociale e intraprese la via del sacerdozio che lo condusse alla dignità episcopale, forse attraverso una permanenza a Milano in contatto con Ambrogio (Bologna era allora diocesi suffraganea di Milano).

 

 

La leggenda agiografica
La statua di San Petronio a Bologna Nessuna altra menzione di Petronio esiste fino al rinvenimento delle spoglie del Santo, avvenuto in un momento difficile per Bologna: il 4 ottobre 1141 i monaci benedettini di Santo Stefano e il vescovo Enrico effettuarono una ricognizione nel monastero e rinvennero anche la tomba di Petronio, nella quale, oltre ai resti del vescovo, trovarono reliquie di notevole importanza. Nella seconda metà del secolo XII fu subito redatta in ambito benedettino una Vita in latino che contiene queste vicende biografiche, da considerarsi totalmente leggendarie e che tuttavia sono alla base della devozione e dell'iconografia petroniana: Petronio, di origine greca, era cognato dell'imperatore Teodosio II, nonché esattore delle pubbliche imposte per l'impero; fu inviato a Roma presso il pontefice Celestino I in occasione della disputa su un'eresia; trovandosi a Roma ambasciatori bolognesi per chiedere al papa un nuovo vescovo, Celestino scelse Petronio, secondo un suggerimento avuto in sogno da san Pietro; Petronio arriva a Bologna e la trova in condizioni disastrate; avvia una campagna di ricostruzione della città e in particolare del complesso di Santo Stefano (Sancta Hierusalem); effettua un viaggio a Costantinopoli da cui ritorna portando numerose reliquie; viene sepolto nella Sancta Hierusalem da lui edificata. Nella Vita scritta in volgare alla fine del Duecento si aggiungono altri elementi narrativi fondamentali, strettamente legati con la vicende politiche bolognesi del tempo: Petronio, quando era già vescovo di Bologna, avrebbe compiuto un viaggio a Gerusalemme dove avrebbe recuperato molte reliquie; nel viaggio di ritorno, passando da Costantinopoli, avrebbe ottenuto da Teodosio II numerosi benefici per la sua città: l'ampliamento del circuito murario, la garanzia della perpetua autonomia civica, la protezione imperiale contro ogni forma di tirannia straniera, la concessione dello Studio, ovvero della Università. In questa seconda Vita è evidente la progressiva politicizzazione del Santo che è ormai assurto al ruolo di ricostruttore della città, di vindice della sua libertà e di promotore dello Studio, la più importante prerogativa della Bologna medievale.