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LA CHIESA DI DIO

S. Cirillo d'Alessandria   27/6/2024

 

San Cirillo d'Alessandria Vescovo e dottore della Chiesa

Memoria Facoltativa

370-444

Nato nel 370, dal 412 al 444 guidò con coraggio la Chiesa d'Egitto, impegnandosi in particolare nella lotta per l'ortodossia, in una delle epoche più difficili nella storia della Chiesa d'Oriente. Per la difesa dell'ortodossia, si oppose con vigore a Nestorio, che discuteva la maternità divina di Maria, e per questo sperimentò per qualche mese l'umiliazione del carcere. Al concilio di Efeso però le tesi di Nestorio furono sconfitte, grazie soprattutto agli sforzi di Cirillo che elaborò in quell'occasione una convincente teologia dell'Incarnazione. Il vescovo di Alessandria è anche ricordato come uno dei padri del culto mariano. Teologo profondo, egli fu al tempo stesso un vigile pastore d'anime come dimostrano numerose sue omelie di carattere pratico. Il culto della sua santità venne esteso a tutta la Chiesa latina sotto il pontificato di Leone XIII che gli accordò il titolo di «dottore». (Avvenire)

Etimologia: Cirillo = che ha forza, signore, dal greco

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: San Cirillo, vescovo e dottore della Chiesa, che, eletto alla sede di Alessandria d’Egitto, mosso da singolare sollecitudine per l’integrità della fede cattolica, sostenne nel Concilio di Efeso i dogmi dell’unità e unicità della persona in Cristo e della divina maternità della Vergine Maria.

Cirillo di Alessandria

S. Cirillo, nato nel 370, dal 412 al 444, anno della morte, tenne fermamente in mano le redini della Chiesa d'Egitto, impegnandosi al tempo stesso in una delle epoche più difficili nella storia della Chiesa d'Oriente, nella lotta per l'ortodossia, in nome del papa S. Celestino. In questa fermezza al servizio della dottrina e nel coraggio dimostrato nella difesa della verità cattolica sta la santità del battagliero vescovo di Alessandria, anche se tardivamente riconosciuta, almeno in Occidente. Infatti, soltanto sotto il pontificato di Leone XIII il suo culto venne esteso a tutta la Chiesa latina, ed egli ebbe il titolo di "dottore".
Per la difesa dell'ortodossia, contro l'errore di Nestorio, vescovo di Costantinopoli, egli rischiò di essere mandato in esilio e per qualche mese sperimentò l'umiliazione del carcere: "Noi, - scrisse - per la fede di Cristo, siamo pronti a subire tutto: le catene, il carcere, tutti gli incomodi della vita e la stessa morte". Al concilio di Efeso, di cui Cirillo fu un protagonista, venne sconfitto il suo avversario Nestorio, che aveva sollevato una vera tempesta in seno alla Chiesa, mettendo in discussione la divina maternità di Maria.
Titolo di gloria per il vescovo di Alessandria fu di avere elaborato in questa occasione una autentica e limpida teologia dell'Incarnazione. "L'Emmanuele consta con certezza di due nature: di quella divina e di quella umana. Tuttavia il Signore Gesù è uno, unico vero figlio naturale di Dio, insieme Dio e uomo; non un uomo deificato, simile a quelli che per grazia sono resi partecipi della divina natura, ma Dio vero che per la nostra salvezza apparve nella forma umana". Di particolare interesse è la quarta delle sette omelie pronunciate durante il concilio di Efeso, il celebre “Sermo in laudem Deiparae”. In questo importante esempio di predicazione mariana, che dà l'avvio a una ricca fioritura di letteratura in lode della Vergine, Cirillo celebra le grandezze divine della missione della Madonna, che è veramente Madre di Dio, per la parte che Ella ha avuto nella concezione e nel parto dell'umanità del Verbo fatto carne.
Controversista di classe, Cirillo riversò i fiumi della sua faconda oratoria. Teologo dallo sguardo acuto, egli fu al tempo stesso un vigile pastore d'anime. Infatti accanto alle trattazioni esclusivamente dottrinali abbiamo di lui 156 Omelie su S. Luca a carattere pastorale e pratico e le più note Lettere pastorali, espresse in 29 omelie pasquali.


Autore:
Piero Bargellini