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LA CHIESA DI DIO

S. Pier Canisio   21/12/2024

 

San Pietro Canisio

 

San Pietro Canisio Sacerdote e dottore della Chiesa

Memoria Facoltativa

Nimega, 1521 - Friburgo, Svizzera, 21 dicembre 1597

Pietro Kanijs (Canisio, nella forma latinizzata) nasce a Nimega, in Olanda, nel 1521. È friglio del borgomastro della città, ha perciò la possibilità di studiare diritto canonico a Lovanio e diritto civile a Colonia. In questa città ama trascorrere il tempo libero nel monastero dei certosini e la lettura del breve opuscolo degli Esercizi spirituali che Sant'Ignazio ha scritto da poco determina la svolta decisiva della sua vita: compiuta la pia pratica a Magonza sotto la direzione di padre Faber, entra nella Compagnia di Gesù ed è l'ottavo gesuita a emettere i voti solenni. A lui si deve la pubblicazione delle opere di San Cirillo di Alessandria, di San Leone Magno, di San Girolamo e di Osio di Cordova. Prende parte attiva al concilio di Trento, come teologo del cardinale Truchsess e consigliere del papa. Sant'Ignazio lo chiama in Italia, mandandolo dapprima in Sicilia, poi a Bologna, per rimandarlo quindi in Germania, dove resta per trent'anni, in qualità di superiore provinciale. Pio V gli offrì il cardinalato, ma Pietro Canisio pregò il papa di lasciarlo al suo umile servizio della comunità. Morì a Friburgo, in Svizzera, il 21 dicembre 1597. (Avvenire)

Etimologia: Pietro = pietra, sasso squadrato, dal latino

Martirologio Romano: San Pietro Canisio, sacerdote della Compagnia di Gesù e dottore della Chiesa, che, mandato in Germania, si adoperò strenuamente per molti anni nel difendere e rafforzare la fede cattolica con la predicazione e con i suoi scritti, tra i quali il celebre Catechismo. A Friburgo in Svizzera prese infine riposo dalle sue fatiche.


 

L'appellativo coniato per questo santo: "martello degli eretici", è del tutto improprio. Semmai S. Pietro Kanijs (nato a Nimega, Olanda, nel 1521) può essere definito un ferro posto tra l'incudine e il martello, cioè bersaglio della irritazione che la sua chiara predicazione suscitava negli ambienti protestanti, e della malevolenza che l'invidia gli procurava tra i suoi stessi compagni di religione. Figlio del borgomastro di Nimega, Pietro Kanijs, latinamente Canisius, ebbe la possibilità di frequentare ottime scuole, diritto canonico a Lovanio e diritto civile a Colonia.
In questa città amava trascorrere il tempo libero nel monastero dei certosini. Nessuno sospettava che il giovane avvocato, al quale il padre aveva assicurato un buon avvio nella professione, sotto le ricche vesti portasse il cilicio. La lettura del breve opuscolo degli Esercizi spirituali che S. Ignazio aveva scritto da poco determinò la svolta decisiva della sua vita: compiuta la pia pratica a Magonza sotto la direzione di padre Faber, entrò nella Compagnia di Gesù e fu l'ottavo gesuita ad emettere i voti solenni. Nel giovane Ordine ebbe modo di coltivare i suoi studi preferiti e il suo amore per l'erudizione; a lui si deve la pubblicazione delle opere di S. Cirillo di Alessandria, di S. Leone Magno, di S. Girolamo e di Osio di Cordova.
Vissuto in pieno clima di riforma e controriforma, prese parte attiva al concilio di Trento, come teologo del cardinale Truchsess e consigliere del papa. Si distinse per la profondità della sua cultura teologica, per il suo zelo e l'operosità, ma anche per lo spirito irenico, conciliativo. S. Ignazio lo chiamò in Italia, mandandolo dapprima in Sicilia a fondarvi il primo dei rinomati collegi, poi a Bologna ad insegnare teologia, per rimandarlo quindi in Germania, dove per trent'anni, in qualità di superiore provinciale, trasfuse le sue migliori energie, in un'epoca tanto difficile per la scissione operata dalla riforma protestante. Ebbe l'appellativo, meritato, di secondo apostolo della Germania (il primo è S. Bonifacio).
Come scrittore non badò soltanto alle opere di erudizione, ma anche e soprattutto a quelle catechetiche, adattando l'insegnamento alle capacità dei piccoli e dei grandi. S. Pio V gli offrì il cardinalato, ma Pietro Canisio pregò il papa di lasciarlo al suo umile servizio della comunità, impiegando il tempo nella preghiera e nella penitenza. Morì a Friburgo, in Svizzera, il 21 dicembre 1597. Ebbe gli onori degli altari e il titolo di dottore della Chiesa nel 1925.


Autore:
Piero Bargellini